Lo avevo già scritto l’estate scorsa per gli amici di Quotidiano Motori, i prezzi delle Mountain Bike hanno raggiunto livello senza senso. Tuttavia, scrivevo: “Com’è possibile che una e-MTB top di gamma di un marchio tra i più famosi che produce bici muscolari ed a pedalata assistita, possa costare 2.500 € in più di una moto stradale, bella, performante su strada così come in pista, di ultima generazione come ad esempio una Aprilia RS 660 35kW, quella per i neopatentati possessori di patente A2, quindi adatta anche ai più giovani?”
Tuttavia, la notizia che il marchio Rocky Mountain potesse cessare le attività – riportata da mtbcult.it – non mi ha meravigliato affatto. Notizia che destato preoccupazione tra gli appassionati del brand canadese. Comunque Rocky Mountain non sta chiudendo, anche se si trova ad affrontare un momento economicamente complesso. Per la precisione, è in amministrazione controllata ed ha presentato istanza di fallimento come riportato da MTB MAG
L’azienda necessita di liquidità per proseguire nello sviluppo dei prodotti, oltre che per garantire il pagamento di dipendenti e fornitori. Attualmente l’operatività è mantenuta, ma è indispensabile l’ingresso di un nuovo socio o un acquirente per riportare la stabilità finanziaria.
Ricambi garantiti
Davide Bonandrini di DSB, distributore italiano di Rocky Mountain, ha rassicurato i clienti che la fornitura di ricambi e il servizio post-vendita proseguiranno regolarmente. Certo, la situazione non è delle più semplici, ma non rappresenta la fine del marchio.
Un caso simile si era verificato anche per il brand Simplon, che aveva affrontato difficoltà temporanee. Probabilmente, anche Rocky Mountain riuscirà a superare questa fase critica, considerando la sua solidità in termini di reputazione, immagine e notorietà. È uno dei pochi marchi al mondo che può vantare la progettazione di una drive unit proprietaria: il motore Powerplay, esclusiva di Rocky Mountain.
