Safari Rally Kenya – La prossima settimana il Campionato del Mondo Rally (WRC) tornerà in Africa per uno degli eventi più spettacolari e impegnativi del motorsport: il Safari Rally Kenya. Celebre per il suo terreno implacabile, il clima imprevedibile e gli scenari mozzafiato, il Safari Rally Kenya è una prova unica nel calendario del WRC. Pur essendo cambiato nel corso dei decenni, una cosa è rimasta invariata: conquistare il Safari non è mai stato facile.
Gli anni del Marathon (1953 – 1972)

La storia del Safari Rally inizia nel 1953, quando fu inaugurato come East African Coronation Safari per celebrare l’ascesa al trono della Regina Elisabetta II. Da semplice evento celebrativo, si trasformò rapidamente in una delle prove più dure del motorsport.
Non era un rally come gli altri. Gli equipaggi dovevano affrontare migliaia di chilometri tra Kenya, Uganda e Tanzania, senza strade chiuse e con checkpoint posizionati nelle aree più remote della natura africana. La pioggia torrenziale poteva trasformare le piste in paludi impraticabili, mentre il caldo torrido e la sabbia fesh-fesh mettevano a dura prova auto e piloti. Solo arrivare al traguardo era un’impresa.
La prova più dura del WRC (1973 – 2002)

Il Safari Rally entrò ufficialmente nel calendario WRC nella stagione inaugurale del 1973, distinguendosi immediatamente per la sua brutalità. Mentre la maggior parte dei rally premiava la velocità, il Safari richiedeva sopravvivenza e strategia.
Nonostante fosse uno dei rally più veloci dell’epoca, con velocità medie superiori ai 100 km/h, la velocità da sola non bastava per vincere. La chiave era l’affidabilità. Il terreno spietato premiava i piloti più intelligenti e strategici. I team adottarono soluzioni tecniche specifiche: auto rinforzate, sospensioni rialzate, bull bar, snorkel e persino elicotteri che volavano in avanscoperta per segnalare ostacoli come animali e veicoli in arrivo.
Shekhar Mehta dominò il Safari con cinque vittorie, mentre leggende come Björn Waldegård, Juha Kankkunen, Tommi Mäkinen e Colin McRae riuscirono a domare la selvaggia natura africana. Tuttavia, con la modernizzazione del WRC, la scala e la complessità del Safari divennero difficili da sostenere. Nel 2002, problemi finanziari e logistici portarono alla sua esclusione dal calendario. Molti temevano che fosse la fine di un’era. Si sbagliavano.
Il ritorno del Safari: la rinascita nel WRC (2021 – oggi)

Nel 2019 arrivò l’annuncio ufficiale: il Safari Rally Kenya sarebbe tornato. Previsto inizialmente per il 2020, il ritorno fu rinviato a causa della pandemia di COVID-19. Ma quando il Safari tornò finalmente nel WRC nel 2021, dimostrò che la sua leggenda era ancora viva.
Il formato moderno introdusse prove speciali su strade chiuse, ma la sfida rimase estrema. Fondo sterrato, sabbia profonda, guadi imprevedibili e condizioni meteorologiche ostili misero subito alla prova gli equipaggi.
Il primo evento del nuovo corso regalò emozioni e colpi di scena. Thierry Neuville dominò le fasi iniziali, ma una sospensione rotta lo privò della vittoria nell’ultima giornata, consegnando il successo a Sébastien Ogier. Da allora, il Safari Rally Kenya è tornato a essere una classica del WRC. Ogier trionfò di nuovo nel 2023, mentre Kalle Rovanperä conquistò la vittoria nel 2022 e nel 2024, consolidando il dominio di Toyota GAZOO Racing nella nuova era del rally.
Non sarà più una maratona, ma il Safari Rally Kenya rimane una delle gare di motorsport più dure e imprevedibili al mondo. L’unico interrogativo è: chi domerà il Safari questa volta?