Microsoft MAI – Come anticipato, il colosso di Redmond sembra decisa a non restare più ai margini della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Dopo anni di finanziamenti e collaborazioni con OpenAI per alimentare il suo Copilot, l’azienda di Redmond sta ora lavorando a un piano per acquisire maggiore autonomia: sviluppare internamente i propri modelli AI, evitando così di dipendere da Sam Altman e dal suo team.
Il progetto ha un nome in codice: MAI, una nuova famiglia di modelli interni che, secondo indiscrezioni, potrebbe competere direttamente con colossi come OpenAI e Anthropic. L’obiettivo è evidente: ridurre la dipendenza tecnologica da OpenAI, integrare modelli alternativi (come quelli di xAI di Elon Musk, Meta e della cinese DeepSeek) e, possibilmente, implementare i modelli MAI su Azure per trasformarli in una nuova fonte di entrate. In pratica, Microsoft vuole smettere di essere solo un distributore di ChatGPT per diventare un protagonista diretto nel mercato dell’AI.
Tuttavia, c’è un ostacolo significativo: la partnership con OpenAI è vincolata da un accordo fino al 2030, che garantisce a Microsoft non solo una quota dei profitti futuri di OpenAI, ma anche il diritto di riutilizzare la sua tecnologia. Ed è proprio su questo punto che emergono le tensioni. Mustafa Suleyman, nuovo capo di Microsoft AI, sembra avere un rapporto complicato con OpenAI. Secondo fonti vicine alla vicenda, Suleyman avrebbe criticato la startup per la mancanza di trasparenza sul funzionamento dei suoi modelli, in particolare il nuovo modello o1.
Questo scenario suggerisce che Microsoft stia cercando di muoversi su due fronti: da un lato continua a investire e collaborare con OpenAI, dall’altro lavora per costruire una via d’uscita che le permetta di non rimanere schiacciata da un monopolio tecnologico che essa stessa ha contribuito a creare.
La strategia di Microsoft non è solo una mossa per ridurre i costi o aumentare i profitti, ma un tentativo di consolidare il controllo su un settore strategico, dove il vero potere resta, almeno per ora, nelle mani di OpenAI. Si tratta di una lenta rottura o di un matrimonio di convenienza destinato a durare ancora per anni? La domanda resta aperta, ma una cosa è certa: la guerra per il dominio dell’intelligenza artificiale è solo all’inizio, e Microsoft non intende restare a guardare.